25° itinerario: LAGHEL
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Dal parcheggio l'escursionista si porta passando a lato dei campi
da tennis, all'incrocio dove sorge il monumento dell'Arciduca d'Austria
Alberto. Su ampia strada asfaltata l'itinerario sale costeggiando
il "Parco arciducale - Arboreto di Arco", dove curva a
dx per le indicazioni "Chiesetta di S.Maria - località
Laghel". Fra ville del 800 e antiche mura, il ciclista sale,
passando fra le caratteristiche olivaie sottostanti la "Rupe
di Arco". Continuando, ora per il senso unico, raggiunge la
-
- "Chiesetta di S. Maria" (km 1,75; m 220), posta
in località "Laghel". Da qui prende a sx la stradina
in salita e, mantenendo la principale lungo un tratto di falsopiano,
arriva in località "Pradi", dove termina l'asfalto.
Nei pressi del tornante sinistrorso l'escursionista prosegue diritto
in ripida salita su strada bianca, per seguire pianeggiante in
un boschetto di larici. Il percorso si snoda fra rustiche case,
ormai divenute luogo di villeggiatura, mantenendo sulla sx gli
scudi verticali della Mandrea, luogo idilliaco per la vecchia
e la nuova generazione di arrampicatori. Un masso calcareo sulla
dx segna la -
- quota massima del tragitto. Un dolce saliscendi porta
l'escursionista a un capitello. La strada, fattasi più
stretta nella vegetazione, cambia bruscamente pendenza: è
il tratto più sconnesso di tutto il giro. Riacquistato
l'asfalto nei pressi di alcune casette, il biker prosegue in direzione
di Arco, ritrovando in discesa la "Chiesetta di S. Maria".
A ritroso percorre la strada che poco prima aveva lasciato, scendendo
il senso unico; raggiunto il bivio nei pressi del "Parco
arciducale" svolta a dx per "via Lomego". Risalito
un tratto arriva dolcemente, evitando una laterale a dx, nel bel
mezzo di un'olivaia in località "Possa". Le ruote
artigliate mordono il terreno a loro più congeniale; seguendo
a dx la sterrata, il giro compie un'ampia curva fra grossi olivi
e lambisce la località -
- "Dos di Chiarano" (km 8,74; m 170), sovrastante
il paese stesso. A una piccola piazzola sul colmo del dosso il
ciclista affronta la forte pendenza della vecchia mulattiera.
Direttamente guadagna l'abitato di Chiarano pedalando per "Via
a Valle" fino alla tipica piazza di S. Antonio (km 8,99;
m 110). Presa "Via Ronchi", svolta in salita all'incrocio
per "Via al Monte". Alla successiva biforcazione l'itinerario
segue il tornante a dx risalendo ripido nuovamente l'olivaia,
fino a portarsi sotto le placche di calcare di "Preera",
dove al bivio gira a sx. Pianeggiante, fra terrazzamenti a olivo
ben tenuti, il ciclista alla fine della breve discesa sale verso
dx alla biforcazione; continua sempre lungo la principale in ripida
salita e in seguito affronta il tratto piano con una casetta isolata
in località Tover. Il percorso guadagna la -
- strada per S.Giovanni al Monte (km10,89; m 250), girando
a sx verso Varignano in discesa. Il piccolo centro viene attraversato
sulla principale "Via de Frisoni"; allo stop l'itinerario
cambia a sx e, seguendo la strada principale, arriva al parcheggio
di partenza nel centro di Arco.
- il santuario "Madonna di Laghel", costruito
nel 1700 in stile barocco, sorge in cima alla ripida Via Crucis.
Il "Gesù morto", opera dell'artigiano della Val
Gardena Moroder, fu collocato nel sepolcro il 19 marzo del 1896,
dopo che il restauro del santuario, durato dal 1893 al 1895 finì.
Lo stesso giorno inaugurarono tutti i capitelli della "Via
Crucis" benedicendoli. L'avvenimento diede luogo a una
festa paesana e religiosa.
- Chiarano è un piccolo, ma caratteristico paese
della conca arcense, con le sue case antiche, ancora con i vecchi
ballatoi, i portali in pietra, il caratteristico lavatoio di Piazza
S.Antonio testimone dei duri tempi andati. Qui sorge la chiesetta
di S.Antonio Abate, del XV° secolo, che attira l'attenzione
per il suo ciclo di affreschi, ancora in buono stato nonostante
siano del 1481. Vi sono rappresentati: S.Bernardo e S.Bernardino,
S.Cristoforo, il Cristo nel sepolcro con altre figure non meno
importanti. Eccezionali l'epigrafe trecentesca e l'affresco esterno,
il tutto inserito in una piazzetta suggestiva fra le antiche case
rustiche.
- nelle olivaie del Basso Sarca si trovano molte volte lettere
chiaramente segnate nel duro legno d'olivo o semplicemente delle
strisce di colore differente sui tronchi. Le lettere rappresentano
le iniziali di famiglia, per poter distinguere le diverse proprietà
all'interno dell'olivaia, il ricordo di una tradizione antica,
tramandata di generazione in generazione. Un'usanza questa che
si rifà ai primi secoli del Medioevo, quando i Signori
d'Arco affittavano le piante di un determinato territorio ad un
certo numero di famiglie, richiedendo la "decima" ossia
una parte cospiqua del ricavato. L'olivo veniva sfruttato non
solo per le sue qualità alimentari - le olive sono ricche
di vitamine - ma anche nel campo della luminaria e della medicina
per curare scottature, mal d'orecchi, ma anche per le proprietà
ipotensive e diuretiche delle foglie.
La raccolta delle olive nelle olivaie caratteristicamente strette
e terrazzate, oggi come all'ora, viene effettuata a mano. Una
volta i contadini raccoglievano le olive facendole cadere in una
cesta, legata ai fianchi. Oggi fanno cadere le olive al suolo
su degli ampi teli di juta, scuotendo con delle lunghe pertiche
di bambù i rami difficilmente raggiungibili.
Una specialità tradizionale, da chiedere a un contadino
di Arco, è il "pan di molche" , un pane saporito,
che utilizza gli avanzi della spremitura, a ricordo della povera
economia di un tempo per cui nulla andava sprecato.
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